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I genitori degli adolescenti di oggi: dalla famiglia ‘etica’ alla famiglia ‘affettiva’ ( 2° parte)

La funzione dei padri e delle madri oggi

La capacità stessa degli adulti di costituire un riferimento per muoversi nella realtà, per interpretarla, è molto meno significativa che in passato. Il mondo è in contatto diretto con i nostri figli attraverso mille canali comunicativi e di fatto già i bambini navigano in esso in prima persona. La funzione educativa è quindi condivisa di fatto con molti altri soggetti sociali con i quali gli adolescenti sono in rapporto e con i quali negoziano le regole e le strategie della loro presenza. Ciò che rimane di peculiare ai genitori è proprio la loro storia di relazione affettiva con i loro figli. C’è stato, peraltro, un rilevante cambiamento proprio dell’essere padri e madri negli ultimi cento anni della nostra storia. Si parla, a proposito dei padri, di un disordine simbolico, per intendere che i papà si sono un po’ maternalizzati. I padri sono entrati, sia fisicamente che simbolicamente, in sala parto. Sono diventati molto più vicini ai figli fin da piccoli, più capaci di stabilire una relazione affettiva precoce, molto preoccupati che i bimbi stiano bene, che siano contenti, che crescano sereni. Sono diventati un po’ più simili alle mamme, lasciando loro molto spazio nella parte normativa dell’educazione. Le mamme, a loro volta, sono molto cresciute tanto da diventare un pochino ingombranti per i figli. Il padre, teorico auspicabile terzo all’interno della coppia madre-figlio, sembra attualmente una figura tramontata.
Per i papà attuali è molto preferibile farsi obbedire per amore che per soggezione. È possibile che la funzione paterna attuale sia collocabile nell’aiuto al figlio/a a sviluppare una capacità di responsabilizzazione, intesa come capacità di assumersi impegni all’interno del contesto sociale (mantenere un legame, un obiettivo), di tener conto delle conseguenze del proprio comportamento, di farsi carico di qualcuno (aiutare, proteggere). Durante l’adolescenza le madri si trovano di fronte ad una separazione dal figlio attualmente molto difficile da accettare. Gli studi psicologici parlano di angoscia genetica riferendosi alla preoccupazione che le donne vivono durante la gravidanza: “ce la faremo, starà bene, come sarà fatto, ...”. La mamma dell’adolescente attuale, ma anche il padre, sembrano vivere questa stessa preoccupazione, “che ragazzo/a diventerà, ce la farà, finirà la scuola, andrà all’università ...”, l’angoscia per un figlio che deve crescere ancora, che deve ancora uscire dalla pancia, che ha ancora bisogno di loro. Così a volte i desideri di autonomia degli adolescenti, i loro desideri di segretezza, le alzate di testa e tutte quelle modalità che i ragazzi mettono in campo nei confronti dei genitori per allontanarli un po’, a spintoni, in qualche modo, sono vissuti come ferite. Il codice materno inscrive inoltre il sentimento di solitudine nell’area dell’abbandono e del rifiuto, ma l’esperienza della solitudine in adolescenza ha anche il senso di spazio di individuazione vitale, di tempo del pensiero individuale, di possibilità di confronto con sé stessi da parte del giovane. Per le madri di oggi la comprensione e la tolleranza di ciò non è affatto semplice.