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Gli adulti conoscono davvero gli adolescenti?

Quali sono i valori dei ragazzi?
Se immaginiamo gli adolescenti come aspiranti influencer e calciatori, alla ricerca spasmodica di fama e soldi facili, siamo lontani dal loro immaginario. Le cose importanti, per loro, sono altre: la famiglia (90%), l'amicizia (86%), le passioni (72%), l'amore (71%), la carriera e il successo personale (63%), il lavoro (53%). Più in basso troviamo sport (47%) e soldi (44%). La fama interessa soltanto all'8%, il penultimo gradino di questa classifica valoriale, seguita solo dall'impegno politico (4%): quest'ultimo un dato su cui occorrerebbe riflettere, dal momento che questi ragazzi saranno anche la futura classe dirigente politica del nostro Paese. Le maggiori soddisfazioni per i giovanissimi arrivano proprio dal rapporto con gli amici, dal tempo libero, dagli affetti anche familiari. Poco, troppo poco, dalla vita scolastica (35%).
Non solo Internet
Di nuovo, l'immagine degli adolescenti chiusi in casa e perennemente attaccati a un cellulare o a uno schermo, non coincide con quello che i ragazzi dichiarano di amare di più: incontrare gli amici (76%), ascoltare musica (75%), fare sport (51%). Poi, certo, di tempo in rete ne passano... a chattare (66%), a guardare video (48%), a navigare (44%), a guardare la tv (44%), a comunicare sui social (41%) e a giocare con i videogiochi (32%). Certamente il fatto di rifugiarsi sempre più spesso nel mondo virtuale porta a un'allarmante chiusura sempre più diffusa verso il mondo reale: oltre un terzo dei genitori (36%) dichiara di aver notato la tendenza dei figli ad evitare con scuse la scuola, le uscite o altre occasioni di socialità, con un forte incremento dell’ansia e della depressione.
Un dialogo sempre più difficile
Su una cosa tutti gli intervistati concordano: gli adulti non capiscono i ragazzi. Non ne comprendono i desideri, le passioni, i sentimenti. Lo pensa il 54% degli adolescenti e il 45% dei genitori è d'accordo. Per questo il 79% dei ragazzi condivide idee e parla dei suoi problemi con i coetanei. Solo il 43% si rivolge ai genitori, e appena il 3% ne parla con gli insegnanti. Quasi un terzo dei ragazzi preferisce invece tenersi tutto dentro e non parlare con nessuno: la paura è di essere incompresi e giudicati.
Il dialogo dunque diventa sempre più difficile. E dire che il giudizio dei giovani nei nostri confronti è tutto sommato generoso: le critiche non arrivano al 40% e si appuntano soprattutto sul fatto che non ci mettiamo mai in discussione (38%), facciamo continui paragoni con il passato (37%), diamo troppa importanza ai voti scolastici (33%) e siamo distratti, fingiamo di ascoltarli (28%). Da questo punto di vista, noi adulti siamo molto più critici con noi stessi: il 52% ammette, a volte, di essere distratto. E il 48% teme di non avere gli strumenti necessari per far fronte al disagio crescente dei più giovani.

“Dopo la pandemia -spiega Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini- abbiamo voluto ascoltare direttamente gli adolescenti per impegnarci a capire come stanno dopo questo lungo periodo di difficoltà, per conoscere il loro punto di vista su sé stessi e il rapporto con il mondo adulto. Da questa doppia indagine emerge uno spaccato diverso e parallelo, con i giovani più ottimisti e molto attenti alla dimensione relazionale della loro vita, dunque preoccupati dagli effetti della pandemia, e gli adulti molto più distratti, per loro stessa ammissione, ma consapevoli che occorre prestare ascolto alle giovani generazioni.
Il futuro dopo la pandemia
Durante il lockdown i ragazzi dichiarano di aver sofferto soprattutto per il fatto di non poter stare con i coetanei ma ora gli adolescenti guardano al loro futuro con un cauto ottimismo (52%) o con indifferenza (16%). Ben diverso lo sguardo degli adulti, che si dichiarano pessimisti nel 68% dei casi. L'ansia per il futuro lavorativo dei figli è la principale preoccupazione dei genitori, insieme al bullismo, alla diffusione di droghe e alcol, alla crescita dei disagi psicologici e alla dipendenza da Internet.
I ragazzi apprezzano il fatto che gli adulti pensino al loro futuro (52%) ma solo il 38% ritiene che gli adulti diano fiducia. Forse è proprio questo dato che bisognerebbe tentare di invertire. Cerchiamo di dare fiducia a questi ragazzi. Soprattutto, ascoltiamoli di più, anche a scuola. Dedichiamo del tempo a parlare con loro, a conoscerli meglio. Potremmo scoprire che sono migliori di quello che pensiamo.