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La scuola che vorrei

E' una scuola diversa quella che vorrebbero gli oltre 10mila studenti che hanno preso parte alla Consultazione pubblica "La scuola che vorrei", promossa dall'Autorità Garante per l'Infanzia e Adolescenza e ospitata sul portale skuola.net. I ragazzi chiedono più dialogo con i docenti, attraverso momenti di scambio di opinioni. Un nuovo modo di fare lezione, superando il concetto di aula tradizionale, ricorrendo anche all'utilizzo di spazi extra-scolastici come musei, biblioteche e impianti sportivi, e prevedendo luoghi di ascolto. E ancora, riconoscere nella valutazione l'impegno dimostrato dallo studente, tenere conto delle diverse capacità e accompagnare il voto con il giudizio. Permettere agli studenti di aggiungere alle materie comuni insegnamenti a scelta e introdurre un nuovo metodo che vada oltre la didattica frontale. Tra le più gettonate materie innovative troviamo le lingue con docenti madrelingua e l'educazione in ambiente digitale. Il 73% dei partecipanti alla Consultazione assegna notevole importanza al benessere scolastico in generale. Per loro poi promozioni e bocciature andrebbero riviste poiché fanno ormai riferimento ad un modello di scuola superato. Per evitare le bocciature sarebbe necessario più dialogo tra alunni e professori e tra studenti, docenti e genitori. Infine secondo il 94% dei partecipanti la collaborazione tra Istituti scolastici e territorio assume una significativa importanza e andrebbe realizzata rendendo fruibili spazi sportivi e culturali alle comunità locali al di fuori dell'orario scolastico e attivando collegamenti tra scuole ed associazioni/imprese esterne e progetti di alternanza scuola-lavoro, per valorizzare gli studenti nel loro territorio. In un momento come questo, in cui gli studenti chiedono a gran voce di essere ascoltati sul futuro dell'istruzione la consultazione "La scuola che vorrei" come azione per realizzare il diritto alla partecipazione dei minorenni, assume un valore cruciale. L'ascolto di ragazze e ragazzi sulle decisioni che li riguardano è un preciso dovere previsto dalla Convenzione ONU sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza fin dal 1989.